Foto – Cofani funebri: seminude e in pose hard sulle bare, pubblicità sospesa

Donne seminude che in pose hard pubblicizzano delle casse da morto: con indosso la sola biancheria intima nera, a cavalcioni di una bara o dentro un feretro usato come una barca nell’acqua. Altre, in coppia, con piglio sadomaso, si lasciano ritrarre a fianco delle casse da morto.

Sono alcune delle immagini del calendario ”Cofani Funebri” la cui pubblicità è stata sospesa dal Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), su segnalazione della consigliera regionale del Lazio e membro dell’Ufficio di Presidenza, Isabella Rauti.

A rendere nota la decisione dell’Iap è stata la stessa Isabella Rauti. ”Ho segnalato al Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) – spiega – la pubblicazione del calendario ”CofaniFunebri 2011”, che riportava immagini lesive della dignità delle donne, per violazione dell’articolo 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e la pubblicità è stata sospesa”.

”Per promuovere i propri prodotti – continua Rauti – così come afferma lo Iap nell’ingiunzione di desistenza, l’azienda che si occupa della realizzazione artigianale di cofani funebri e urne cinerarie si è avvalsa di immagini cariche di richiami erotici, raccolte all’interno di un calendario posto in vendita all’interno del proprio sito Internet. Le giovani interpreti infatti sono state fotografate in pose indecenti in sé e del tutto inadeguate in relazione ai prodotti pubblicizzati”.

L’organo di controllo rileva, inoltre, come ”il messaggio risulti non solo offensivo della dignità della persona, in particolare delle donne ritratte, ma offenda anche la sensibilita’ del pubblico, producendo un’inammissibile profanazione del senso religioso, con specifico riferimento al culto dei defunti, che merita il massimo rispetto”.

”Il calendario pubblicitario sospeso dallo Iap – conclude Rauti – non è che l’ultimo caso di utilizzo distorto e distorsivo dell’immagine femminile al solo scopo di creare un impatto emotivo che nulla ha a che fare con la realtà della donna né con quella del prodotto. All’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, con cui da tempo è stata avviata una proficua collaborazione, va il mio ringraziamento per il suo impegno quotidiano a garanzia di una corretta informazione pubblicitaria”.

 

Fonte blitzquotidiano.it