E i genitori della vittima chiedono i danni al social network.
Si tratta, per i genitori di Caroline Wimmer, di una questione di decenza minima. Di banale rispetto dei diritti umani. Anche in un non-luogo come Facebook, alcune regole minimali dovrebbero venir rispettate, nonostante la virtualità . Nonostante lo scudo della rete che ci occulta. Per esempio, il rispetto della morte, e della morte di un nostro caro. Se questa garanzia minima viene violata, qualcuno deve risponderne.
DIRITTI UMANI E FACEBOOK – Questo è il sunto della storia che sta venendo presentata ad un giudice di New York. Una giovane viene ritrovata morta strangolata; un paramedico scatta alcune foto del ritrovamento e le carica su Facebook: la famiglia della vittima, allora, chiede i danni al social network, che dovrebbe essere in questo modo ritenuto responsabile dei contenuti che gli utenti caricano sulle pagine.
“Sono arrabbiata e traumatizzata per tutta questa vicendaâ€, ha detto Marti Wimmer ai giornalisti fuori dal Tribunale, il secondo anniversario della morte della figlia. “Non sono ancora riuscita a stare bene; Mark Musarella (l’infermiere che ha scattato la foto, ndt) ha avuto solo 200 ore di servizio comunitario, mentre la foto di mia figlia è da qualche parte su Internet e nessuno me la potrà riportareâ€, ha detto.
I questuanti chiedono ora che Facebook provveda in maniera attiva.
I richiedenti vogliono che Facebook rimuova l’immagine, identifichi chi l’ha visionata e scaricata e distrugga ogni immagine reperibile in suo possesso. La domanda giudiziale chiede inoltre che la corte ordini a Facebook di cooperare con le vittime in futuro.
Fonte giornalettismo.com